venerdì 15 agosto 2014

Il Silmarillion

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Il Silmarillion
Ed. CDE spa Milano su licenza Rusconi Libri 1978
stampa 1988
di J.R.R. TOLKIENA cura di Christopher TolkienTraduzione: Francesco Saba Sardi
Titolo originale: The Silmarillion (1977)
Milano, 1987, Euroclub (su licenza Rusconi)
ISBN: n.d.
Ri/Sc, dim. [hxl]: 220x135, pagine: 456 (ill. b/n, mappa f.t.), prezzo: n.d.
Copertina: illustrazione di Oliviero Berni

Quarta di copertinaIL SILMARILLION
iniziata nel 1917 e portata a termine dal figlio, è considerata l'opera «prima» di Tolkien, e non solo cronologicamente: essa costituisce la base del repertorio mitico da cui sono derivati «Il Signore degli Anelli» e «Lo Hobbit».

Risvolto di copertinaIl Silmarillion, iniziato nel 1917 e la cui elaborazione è stata proseguita da Tolkien fino alla morte, rapresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le sue successive opere narrative. "Opera prima", dunque (ma anche "ultima", e di tono assai diverso, ben più elevato delle altre), essa costituisce il repertorio mitico di Tolkien, quello da cui è derivata, direttamente o indirettamente, la filiazione delle sue favole, da Lo Hobbit a Il Signore degli Anelli, da Il cacciatore di draghi ai racconti di Albero e Foglia. Si tratta di un'opera che, nella vasta produzione di Tolkien, occupa una posizione di primato, non soltanto temporale, ma anche e soprattutto tematica e formale. Vi si narrano gli eventi della Prima Età, alla quale di continuo si rifanno, come a un necessario antecedente e a una chiave interpretativa, i personaggi e le vicende de Il Signore degli Anelli. I tre Silmaril, nucleo simbolico della narrazione, la cui perdita e tentata riconquista costituiscono lo schema della vicenda, sono gemme tenute in altissimo conto dagli Elfi, ma concupite anche da Melkor-Morgoth, primo Signore delle Tenebre, perché contengono la Luce dei Due Alberi di Valinor distrutti dall'Avversario.
Vera e propria mitologia i cui modelli ideali vanno ricercati nella tradizione celtica altomedievale, Il Silmarillion, che comprende cinque racconti legati come i capitoli di un'unica "storia sacra", narra la parabola di una caduta: dalla "musica degli inizi", il momento cosmogonico, alla guerra, eroica quanto disperata, di Elfi e Uomini contro l'Avversario. L'ultimo dei racconti costituisce l'antecedente immediato del Signore degli Anelli, sorta di prefazione elaborata nei toni epici che caratterizzano tutto quel grande "pentateuco" che è Il Silmarillion. Il quale non è un romanzo né una favola, bensì un'opera unica nel suo genere, forse l'unico tentativo coerente, compiuto in tempi recenti, di costruire un vero e proprio edificio mitico imperniato sulla fondamentale antitesi tra brama di possesso e poteri creativi, tra amore per la bellezza suprema e volontà di dominio, insomma tra "essere" e "avere": un'antitesi cantata nel linguaggio, sublime e semplice insieme, che è proprio dell'antico epos. Mai pubblicato vivente l'autore per la sua qualità di work in progressIl Silmarillion vede finalmente la luce grazie all'opera paziente del figlio dell'autore, Christopher, che ha compiuto un attento lavoro di ricerca e collazione sui manoscritti lasciati dal padre.

Indice Prefazione, di Christopher Tolkien
Ainulindalë «La musica degli Ainur» Valaquenta «Novero dei Valar» Novero dei Valar e dei Maiar secondo la tradizione degli Eldar
I Valar
I Maiar
I Nemici
Quenta Silmarillion «La storia dei Silmaril» I. L'Inizio dei Giorni
II. Aulë e Yavanna
III. L'avvento degli Elfi e la cattività di Melkor
IV. Thingol e Melian
V. Eldamar e i Principi degli Eldalië
VI. Fëanor e la liberazione di Melkor
VII. I Silmaril e le agitazioni dei Noldor
VIII. L'Ottenebramento di Valinor
IX. La fuga dei Noldor
X. I Sindar
XI. Il Sole, la Luna e l'Occultamento di Valinor
XII. Gli Uomini
XIII. Il ritorno dei Noldor
XIV. Il Beleriand e i suoi regni
XV. I Noldor del Beleriand
XVI. Maeglin
XVII. L'avvento degli Uomini in Occidente
XVIII. La rovina del Beleriand e l'uccisione di Fingolfin
XIX. Beren e Lúthien
XX. La Quinta Battaglia, Nirnaeth Arnoediad
XXI. Túrin Turambar
XXII. La rovina del Doriath
XXIII. Tuor e la caduta di Gondolin
XXIV. Il viaggio di Eärendil e la Guerra d'Ira
Akallabêth - La caduta di Númenor
Gli Anelli del Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione
Nota del traduttore Tabelle I. La Casa di Finwë
II. I discendenti di Olwë ed Elwë
III. La Casa di Bëor
IV e V. La Casa di Hador e la Gente di Haleth
La scissione degli Elfi Indice dei nomi Nota sulla pronuncia Appendice: Etimi dei nomi Quenya e Sindarin

Il Silmarillion wikipedia


Il Silmarillion (The Silmarillion) è un'opera mitopoietica scritta da J. R. R. Tolkien e pubblicata postuma nel 1977, che narra le vicende di Arda, dalla sua creazione fino all'inizio della Quarta Era.

Considerata dal figlio dell'autore Christopher Tolkien l'opera primaria, fondamentale e centrale del padre[1], è stata forse anche quella più amata dal suo autore; essa non è e non vuole essere un romanzo, ma piuttosto un corpus mitologico, o legendarium, ideato come cuore dell'universo tolkieniano, una serie di narrazioni e vicende a cui l'autore lavorò per tutta la vita, senza terminarle, utilizzandole nel frattempo quale base per sviluppare alcuni dei suoi capolavori, quali Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit. Tolkien non vide mai la pubblicazione del materiale del libro (tranne alcuni brani, che, cambiati e riassunti, appaiono nelle Appendici de Il Signore degli Anelli), che fu pubblicato (come molti altri) postumo dal suo curatore, il figlio Christopher, che ne integrò le parti mancanti.


Il Silmarillion si compone di cinque parti:

Ainulindalë — la creazione di , l'universo tolkieniano.

Valaquenta — una breve descrizione dei Valar e dei Maiar, gli esseri soprannaturali.

Quenta Silmarillion — gli eventi prima e durante la Prima Era, che costituiscono la maggior parte dell'opera.

Akallabêth — la storia di Númenor durante la Seconda Era.

Gli Anelli di Potere e la Terza Era — nel quale vengono riassunti gli eventi della Seconda e Terza Era dei quali sono protagonisti gli Anelli di Potere fino all'inizio della Quarta Era.

>>> Genesi dell'opera ...CONTINUA



John Ronald Reuel Tolkien (pronuncia /ˈtɒlkiːn/[1]; Bloemfontein, 3 gennaio 1892  Bournemouth, 2 settembre 1973) è stato uno scrittore,filologo, glottoteta e linguista britannico, spesso abbreviato in J. R. R. Tolkien. Importante studioso della lingua anglosassone, è l'autore de Il Signore degli Anelli e di altre celebri opere riconosciute come pietre miliari del genere fantasy, quali Lo Hobbit e Il Silmarillion.

Fu Rawlinson and Bosworth Professor di antico inglese dal 1925 al 1945Merton Professor di lingua e letteratura inglese dal 1945 al 1959presso l'Università di Oxford[2], dove contribui alla creazione del New Oxford English Dictionary. Fu amico intimo di C. S. Lewis, insieme al quale fu membro di un informale gruppo letterario conosciuto comeInklings. Nel 1961, Lewis segnalò Tolkien alla giuria del Premio Nobel per la letteratura, che venne però scartato, perché la sua scrittura venne definita "prosa di seconda categoria"[3]. Nel 1972 Tolkien ricevette lalaurea honoris causa all'Università di Oxford e fu insignito dalla regina Elisabetta dell'onorificenza di Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico[4].

Dopo la sua morte, il figlio Christopher pubblicò una serie di opere basate sull'ampia raccolta di appunti e manoscritti incompiuti del padre, tra cui Il Silmarillion. Questi, assieme a Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, formano un unico corpo di racconti, poemi, linguaggi fittizi e saggi su un mondo immaginario chiamato Arda, e la Terra di Mezzo[5] al suo interno. Tra il 1951 e il 1955 Tolkien applicò la parola legendarium alla gran parte di queste opere.[6]

Sebbene molti altri autori avessero pubblicato opere di narrativa fantasy prima degli scritti tolkieniani[7], il grande successo dello Hobbit e del Signore degli Anelli, nella loro edizione in brossura negli Stati Uniti, condusse a una riscoperta del genere. Questo fatto portò Tolkien ad essere popolarmente conosciuto come il "padre" della narrativa fantasy moderna,[8] o più precisamente high fantasy.[9] Gli scritti di Tolkien hanno ispirato molte altre opere fantasy e hanno avuto un effetto duraturo su tutto il genere. Nel 2008, The Times ha posizionato Tolkien al sesto posto in una classifica de "I 50 più grandi scrittori inglesi dal 1945".[10]
    >>>> J.R.R._Tolkien 



Il Silmarillion libro trama


Il Silmarillion


JRR Tolkien ha iniziato a scrivere Il Silmarillion nel 1917. Nonostante ciò l’opera è stata rifinita e pubblicata soltanto nel 1977, a quattro anni dalla sua morte.

Il racconto, che prende il nome dai silmaril, i gioielli protagonisti dell’epopea elfica, rappresenta il corpus storico-mitologico che dà profondità a Lo Hobbit e, soprattutto, a Il Signore degli Anelli; in altre parole, come dice Nagy Gergely, è la “storia delle storie, sia in senso storico che metafantastico” .

Tolkien non scrisse le storie che compongono l’opera in modo cronologicamente lineare ma inventò dei racconti a sé stanti, a cui soltanto in seguito diede una connessione e che furono definitivamente organizzati postumi dal figlio Christopher.

Il primo scritto di Tolkien legato a Il Silmarillion fu The Lay of the Children of Húrin, che poi venne rielaborato con altre versioni del racconto e pubblicato da Christopher nel 2007 con titolo I Figli di Húrin.

Il Silmarillion deve la sua prima parte, detta Ainulindalë - in cui si narra dell’Unico Dio, dei valar e della creazione dell’universo - non soltanto alla cosmogonia biblica, ma anche a quella pagana. Se è vero che nel mondo fantastico di Tolkien esistono un unico dio (Eru), gli angeli (i valar), degli angeli gerarchicamente inferiori (i maiar) e  un angelo decaduto divenuto nemico di Dio (Melkor), è altresì vero che i valar sono capeggiati da Manwë e hanno ognuno delle prerogative legate alla natura o alle arti proprio come gli dei greci o germanici; ad esempio, se Yavanna ricorda molto Artemide, per l’amore per i boschi e la natura, Aulë è molto simile al dio-fabbro Efesto, così come Tulkas, il campione dei valar, e Melkor, il cattivo, nel loro rapporto conflittuale ricordano molto i germanici Thor e Loki.

Ma non solo. Echi mitologici sono presenti anche in molte delle vicende descritte ne Il Silmarillion, come ad esempio la morte di Túrin che, come vedremo in seguito, è la stessa di Kullevro, personaggio del poema nazionale finlandese Kalevala, o la storia d’amore fra Beren e Luthién, che ricorda molto il mito di Orfeo ed Euridice, o ancora l’inabissamento di Numénor (detta anche Atalantë) che richiama esplicitamente il mito di Atlantide. Senza contare la seconda profezia di Mandos riguardante la Dagor Dagorath, l’ultima battaglia fra forze del bene e forze del male, per cui, come avvenne per il lupo germanico Fernir contro gli asi durante il Ragnarok , Morgoth si sarebbe liberato dalla schiavitù e avrebbe dato battaglia ai valar.

Tolkien amava molto Il Silmarillion poiché era nato dalla volontà di fornire un contesto storico-narrativo alle lingue fatate da lui inventate per pura passione. Purtroppo per lo scrittore nessun editore, almeno fino al successo de Il Signore degli Anelli, ne rimase tanto colpito da procedere a una sua pubblicazione.


La trama

Tutto ebbe origine dalla musica dell’unico dio Eru Ilúvatar, che creò gli spiriti minori Ainur, a cui affidò una melodia ciascuno dell’intera sinfonia creativa. Furono creati Eä, l’universo, e Arda, la terra.

Melkor, che insieme a Manwë era il più potente fra gli Ainur, aveva l’ambizione di distinguersi dagli altri e perciò prese a cantare una melodia propria, diversa da quella affidatagli da Eru. Fu questa l’origine del male.

Gli Ainur scesero in Arda e presero ad abbellire il mondo, dovendo però guardarsi dalla forza distruttrice di Melkor che mirava a guastare il loro lavoro. Iniziò così una lunghissima lotta fra le forze del bene e quelle del male. Il tutto mentre si stavano preparando a nascere i figli primogeniti di Eru: gli elfi.

Insieme agli Ainur, che presero a vivere nella Terra di Aman, con il nome di valar, vennero inviati sulla terra anche i Maiar, spiriti minori che Melkor cercò di corrompere. Fra quelli che vennero cooptati del vala malvagio c’erano i balrog, divenuti demoni del fuoco, e il terribile Sauron.

Il vala Aulë creò i nani, ma siccome erano figli illegittimi di Eru, in quanto generati senza il suo permesso, furono fatti dormire nella roccia fino alla nascita degli elfi. La sposa di Aulë era Yavanna, spirito particolarmente amante della vegetazione, che originò gli ent, pastori della foresta, e i due alberi della luce che furono posti in Valinor, la città dei valar.

Gli elfi nacquero sotto le stelle della Terra di Mezzo, belli oltremodo e amanti delle arti e della natura; non erano soggetti a malattie o alla morte naturale e quando venivano uccisi si reincarnavano. Il vala Oromë condusse gli elfi a vivere a Valinor, ma durante il viaggio alcuni preferirono rimanere sulla Terra di Mezzo, e furono chiamati moriquendi (elfi scuri), per distinguerli dai calaquendi (elfi della luce).

Fra i calaquendi, eldar (elfi) che giunsero nella terra dei Valar, uno era in particolar modo potente e aveva nome Fëanor. Lui forgiò i tre gioielli, detti “silmaril”, che contenevano un po’ della luce di Telperion (l’albero d’argento) e Laurelin (l’albero d’oro), creazioni di Yavanna.
Melkor, che dopo la prima grande guerra contro i valar simulò un pentimento e venne chiamato da Manwë a vivere a Valinor, fece morire i due alberi della luce, aiutato dalla sua creatura Ungoliant, progenitrice di tutti i ragni.
Siccome Yavanna non aveva più la forza per creare altri due alberi simili, chiese a Fëanor di darle i silmaril grazie ai quali avrebbe potuto guarire Teleperion e Laurelin. Ma l’orgoglioso e avido elfo rifiutò, proprio mentre Melkor, da quel momento chiamato Morgoth (oscuro nemico del mondo), stava fuggendo dalla Terra di Aman con i tre gioielli della discordia.
Il furto provocò la ribellione di Fëanor nei confronti dei valar.
L’elfo con la maggior parte dei noldor, la stirpe a cui egli apparteneva, decise di abbandonare Valinor per riconquistare i silmaril, e per far ciò si impossessò delle navi degli elfi teleri. La battaglia dove i noldor uccisero i teleri per il possesso dei vascelli venne chiamata il Fratricidio di Alqualondë, e da allora la stirpe di Fëanor fu maledetta dai valar.
I noldor, di cui faceva parte anche la potente Galadriel, raggiunsero la Terra di Mezzo, luogo in cui si era rifugiato Morgoth che nel Beleriand aveva creato la fortezza di Angband.
Dopo gli eldar nacquero gli uomini che avevano il dono di poter abbandonare il mondo con la morte, raggiungendo tramite essa l’Unico Dio per un destino ignoto persino ai valar.
Iniziarono le guerre per i silmaril e per la Terra di Mezzo, che videro protagonisti gli elfi e gli uomini contro Morgoth e le sue armate di orchi, draghi, balrog, troll e altre creature malvagie da lui corrotte e adunate.
Fra le vicende note legate alla Prima Era, la più antica è quella relativa alla prima unione fra uomini ed elfi, con l’uomo Beren e l’elfa Lúthien che diedero vita alla stirpe dei mezzelfi, ovvero creature che potevano decidere se avere le caratteristiche degli elfi o degli uomini. Le avventure dei due innamorati portarono anche al recupero di uno dei silmaril e al primo, e unico, caso di resurrezione umana .
Fra gli uomini famosi della Terra di Mezzo vi è anche Túrin Turambar, la cui storia è raccontata in modo più approfondito ne I Figli di Húrin, ed Eärendil che, dopo le cadute del reame elfico di re Thingol nel Doriath e della mitica città elfica Gondolin governata dall’elfo Turgon, salpò verso le terre dei valar per chiedere aiuto contro Morgoth.
Il marinaio Eärendil, anch’egli figlio dell’unione fra un’elfa e un uomo, dopo aver raggiunto Valinor, venne “divinizzato” ed ebbe la concessione di salpare nel cielo con il suo veliero portando con sé uno dei silmaril. Da allora fu detto “Stella del Vespro”.
Manwë, commosso dalla richiesta di Eärendil, mosse le potenze dell’ovest verso la Terra di Mezzo, scatenando la così detta “Guerra dell’Ira” che portò alla cacciata di Morgoth, al suo incatenamento fuori da Arda e al ritrovamento di tutti i silmaril; i gioielli furono posti uno nelle viscere della terra, uno nelle profondità del mare e uno, come abbiamo già visto, sul vascello di Eärendil che solcava il cielo.
Protagonisti della Seconda Era furono i númenoreani e Sauron. I primi erano i signori degli uomini, una razza discendente da Elros, figlio di Eärendil ed Elwing, che a differenza del fratello Elrond aveva deciso di appartenere alla stirpe umana piuttosto che a quella elfica.
I númenoreani originariamente avevano una vita mortale plurisecolare e potevano decidere loro quando morire; abitavano nell’isola di Númenor, fra la Terra di Mezzo, la mitica isola elfica di Tol Eressëa e la Terra di Aman.
In quegli anni Sauron, servitore di Morgoth scampato all’ira dei valar, assunse un aspetto umano e incantevole, e finse di essere amico degli elfi.
Forgiò con il loro aiuto diciannove anelli del potere e di nascosto ne costruì un ventesimo in grado di dominare tutti gli altri. Così, quando Sauron fu smascherato, si barricò a Mordor, dove eresse la torre oscura di Barad-dûr e prese a incrementare la sua potenza formando armate di orchi e altre creature malvagie.
Poi fece finta di sottomettersi ad Ar-Pharazôn, re degli uomini, per essere portato a Númenor e influenzare più efficacemente i destini della Terra di Mezzo.
Sull’isola Sauron agì inizialmente per acquisire la fiducia dei númenoreani, e quindi per fomentarli contro i Signori dell’ovest.
Ar-Pharazôn decise di navigare con una flotta da battaglia verso le Terre di Aman (che erano proibite agli uomini), per lì stabilirsi e godere della vita eterna. Ma quando il re approdò dichiarando le terre occidentali di sua proprietà, Manwë entrò in collera, inabissò Númenor e tutti i suoi abitanti, e occultò per sempre le Terre di Aman.
Alla catastrofe sfuggirono il malvagio Sauron e alcuni númenoreani che, essendo stati da principio contrari alle decisioni di Ar-Pharazôn e fedeli ai valar, furono risparmiati dalla strage.
Elendil, discendente di Númenor, divenne nuovo re degli uomini e fondò Minas Tirith e Osgiliath nel reame di Gondor. Quindi si alleò con il re degli elfi Gil-galad e con lui mosse guerra a Sauron.
Elendil e Gil-galad persero entrambi la vita durante i combattimenti. Ciononostante il Signore oscuro venne sconfitto da Isildur, figlio di Elendil che, impossessatosi di Narsil, spada appartenuta al padre, gli tranciò il dito che indossava l’Unico Anello.
Sauron perse potere e per un’intera era dovette rimanere nell’ombra in attesa di recuperare le forze. Similmente si offuscò anche la linea di discendenza dei re degli uomini, tanto che a Gondor si alternarono semplici reggenti fino alla fine della Terza Era, quando comparve Aragorn, númenoreano e legittimo erede di Elendil. Con l’inizio della Quarta Era, e la definitiva sconfitta di Sauron a seguito della Guerra dell’Anello (in cui si affacciarono alla storia i mezzuomini detti “hobbit”), tutti i rimanenti elfi abbandonarono la Terra di Mezzo per navigare verso ovest, alla ricerca delle Terre di Aman, dove, finalmente perdonati, avrebbero continuato a vivere beatamente a fianco dei valar, lontano dagli uomini.  
Nagy Gergely, The Adapted Text:The Lost Poetry of Beleriand, Tolkien Studies, West Virginia University Press (2004)
  Il lai deI Figli di Húrin.
Nella mitologia norrena è chiamata “Ragnarok” la battaglia finale fra le divinità del bene e quelle del male. Nello scontro le due forze ataviche si annientano a vicenda, creando le basi per la nascita di un nuovo ordine divino anch’esso costituito da forze del bene e forze del male.
Per cui Beren fu riportato in vita dal vala Mandos con il benestare di Manwë. 
Sito web da visitare: http://www.marcodinoia.it
Autore del testo: Marco Andrea di Noia
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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